Nel periodo che stavo cominciando ad esplorare il disegno specifico per l’editoria dell’infanzia, ho seguito diversi corsi per lo più americani, e in uno dei testi consigliati nel corso che stavo frequentando all’epoca, Childen’s Picturebooks - The art of visual storytelling di Martin Salisbury ho scoperto l’esistenza di Beatrice Alemagna. L’archivio delle mie fatture Amazon mi dice che risale al 10 novembre 2016 l’ordine di quel libro, che non solo l’immagine di copertina, ma anche in diverse pagine all’interno cita e indica la Alemagna come un’autrice autorevole nel settore della letteratura per l’infanzia.
Per me fu un colpo di fulmine. Sono convinta che quando ci innamoriamo di qualcuno o qualcosa sia sempre perchè riconosciamo nell’altro o nell’oggetto del nostro desiderio, una similitudine del nostro io, uno specchio che riflette la nostra anima, ma anche una compensazione delle nostre mancanze, di ciò che vorremmo colmare. Fu così che cominciai una ricerca di tutto quello che Beatrice Alemegna aveva prodotto fino a li.
Il primo libro che acquistai fu proprio Che cos’è un Bambino, ne rimasi affascinata, coinvolta io stessa, anche come madre, quel libro e le sue parole, le illustrazioni, parlavano a me, non solo ai bambini. Rivedevo i tratti caratteriali di mio figlio, le cose che ci facevano ridere, quelle per cui ci emozionavamo, ma anche quei tratti che a volte detestavamo l’uno dell’altro, e poi le piccole cose, che amiamo tanto.
Ne seguirono altri di suoi libri ed ognuno l’ho amato molto. Quasi tutti quelli tradotti in italiano, ho infatti una piccola collezione che tengo gelosamente e ringrazio Topipittori per averli pubblicati in un formato albo, dove si può apprezzare tutta la meraviglia di particolari e del tratto delle storie.
Beatrice Alemagna, per chi non la conosce ancora, cosa che credo impossibile per chi mastica letteratura per l’infanzia, è Bolognese di origine, ma è volata e si è stabilita a Parigi poco dopo i vent’anni, dove ha trovato un ambiente più congeniale al suo modo di approcciare l’illustrazione e la scrittura per l’infanzia.
I cinque malfatti per esempio parla di quanto la diversità sia bella e di quanto anche i difetti e le imperfezioni siano arricchenti se li accogliamo ed accettiamo.
Insomma io di Beatrice Alemagna mi sono innamorata proprio così. Ho trovato sfumature nel suo racconto che colgo perfettamente, nelle quali mi riconosco e rispecchio totalmente. Ho spesso cercato le sue interviste, e ogni volta la folgorazione è totale. Anche come persona mi piace, mi piace proprio tanto. Non solo perchè è davvero bella, ma proprio per le cose che dice e per come le dice.
Questa è attualmente la mia piccola biblioteca sulla Alemagna, mancano all’appello ancora molti titoli, perchè mi piace scovarli nelle librerie della mia città, e quando ne trovo uno lo acquisto.
Ti lascio con un video de l’Accademia di Belle Arti di Bologna girato ad Aprile 2017, che dura come un film ma che ti lascia davvero tanto di questa bravissima ed apprezzatissima autrice in tutto il mondo, dove puoi sentire e vedere raccontate da lei stessa le immagini dei suoi libri, e imparare come sono nati; e di come lei stessa si definisce, autodidatta e “pigra”, altra similitudine in cui mi sono rispecchiata, che poi una che ha sempre avuto voglia di sperimentare, di ricercare, di esplorare, tanto pigra non è.
Adesso, hai capito perchè la trovo adorabile?
Grazie Beatrice Alemagna per il lavoro che fai, e per come dai coraggio a tutti quelli che da autodidatti approcciano il disegno e la scrittura con quella punta di pigrizia, che poi pigrizia non è.
xoxo, Giusy aka JdeeBella